Una fontana dedicata ad una divinità marina, in un paese alpino, trovate che sia uno scherzo?
No è realtà, si trova a Trento nella piazza del Duomo, non solo, ha una storia avvincente. Curiosi?
Era il 1766, quando il Magistrato consolare di Trento, emanò una delibera per il decoro e la salute della città.
Come architetto fu scelto Flavio Antonio Giongo di Lavarone che si occupò della costruzione di una fontana dedicata a Nettuno.
L’architetto si occupò delle vasche, del fusto e dei cartigli, mentre nel 1767 fu affiancato da Stefano Salterio da Como, che si occupò invece della Statua di Nettuno e del gruppo scultoreo con tritoni, centauri, putti e cavalli marini. Nel 1768 la fontana era terminata ma priva d’acqua.
I lavori, infatti non prevedevano solo una semplice fontana, ma anche l’approvvigionamento idrico, della città e della fontana. Questi furono i lavori più impegnativi perché prevedevano la costruzione di un acquedotto, che scendeva da occidente nella gola del torrente Vela. Questo si doveva allacciare ad una sorgente sopra l’abitato di Cadine. Il primo tentativo, fallì miseramente non senza problemi. Così i lavori furono affidati a Flavio Antonio Giongo di Lavarone.L’architetto “Seppe condurre facilmente a termine ciò che altri tentarono invano”.
La fontana riuscì ad avere l’acqua nel 1769, grazie all’ingegno dell’architetto.
Quale è la particolarità di questa fontana? Sicuramente l’accostamento a Nettuno in una città alpina.
Molti credono che la scelta del soggetto sia dovuta all’assonanza tra l’antico nome romano della città Tridentum e il tridente di Nettuno. Nel 1857 furono fatti i primi lavori di restauro. Questi furono affidati allo scultore Giorgio Bernasconi di Milano, che si occupò dei gruppi scultorei della fontana, rovinati e mutilati.
Un altro restauro venne eseguito nel 1865 che però fu destinato all’intera fontana. In quest’occasione i vecchi gruppi scultorei furono sostituiti con dei nuovi, fatta eccezione della statua di Nettuno.
Ora penserete che è finita qui! Invece no! anche il “povero Nettuno” non ebbe vita facile. Nel 1920 quando vi fu l’annessione di Trento al Regno d’Italia, la gente per festeggiare si spinse a calca verso la fontana e fece crollare la statua, che fu sostituta con una nuova. Ma le avventurose vicende della fontana del Nettuno di Trento continua con la sostituzione di una copia in bronzo, della statua della divinità marina.
Oggi è uno dei monumenti simbolo di Trento, maestosa domina la piazza della città, abbellendo il suo centro storico, che è di una bellezza straordinaria.