L’Italia delle dinastie: i Montefeltro ad Urbino ed il loro palazzo

palazzo_ducale_di_urbino.jpgContinua la nostra ricerca per l’approfondimento delle residenze più belle e affascinanti delle famiglie nobiliari italiane.
Oggi ci dedicheremo ai Montefeltro ad Urbino, iniziando così anche una nuova regione le Marche.
Il Palazzo Ducale di Urbino è dal punto di vista architettonico uno degli edifici più importanti del Rinascimento in Italia.
In questo periodo signore di Urbino era Federico da Montefeltro condottiero, amante dell’arte ed umanista. Il suo intento era quello di trasformare il centro marchigiano in una città principesca. Così diede avvio ad una serie di lavori urbanistici che interessarono la città e alla costruzione di una residenza in grado di mostrare esteriormente la grandezza del suo potere.
All’inizio la residenza di duca era formata da due edifici, un semplice palazzo nel colle meridionale e una struttura verso la porta Valbona.

Per i lavori chiamò degli architetti provenienti da Firenze coordinati da Maso di Banco. Furono unite le vecchie preesistenze e fu realizzato un  palazzo intermedio il palazzetto della Jole, una struttura disposta in tre piani di tipologia toscana.
Nel 1462 con la sconfitta di Sigismondo Malatesta i Montefeltro ebbero maggiori entrate economiche e Federico capitano generale della lega italiana. Questo fu per la famiglia un accrescimento del loro prestigio politico in Italia. In concomitanza, con questi avvenimenti politici mutò anche il progetto del palazzo, che “doveva superare tutte le residenze principesche in Italia“. I lavori furono affidati ad un nuovo architetto Luciano Laurana. Elemento cardine del nuovo progetto era un vasto cortile a portici che andava ad unire le fabbriche preesistenti. Questo fu realizzato con forme classiche, archi a tutto sesto, oculi e colonne corinzie al pian terreno. Lesene e finestre architravate al piano nobile. Laurana si preoccupò anche di fortificare il palazzo e le città con nuove mura cittadine.
In questo modo il palazzo fu ampliato sia verso la città che verso la valle su cui si affacciava. Alla facciata principale fu data una forma a L e si affacciava sul piazzale principale della città affianco alla chiesa cittadina. In questo modo il palazzo ducale diventò il fulcro cittadino, in stretto rapporto ed in dialogo simbolico con l’autorità religiosa.
palazzo_ducale_di_urbino_2.jpgIl retro del palazzo, quello rivolto verso Valbona, venne completato con la facciata dei Torricini. Il suo nome deriva dalla presenza di due torri affiancanti la facciata, che è ammorbidita nella parte centrale da tre logge sovrapposte ad arco di trionfo. Quest’ultime sembrano ripetere un motivo napoletano, l’Arco di Castel Nuovo di Don Ferrante d’Aragona. Questa parte del palazzo imponente, visibile da lontano, divenne il simbolo del prestigio del ducato.
Federico da Montefeltro divenne Duca e fu nominato da Sisto IV della Rovere confaloniere della Chiesa. Nel 1472 i lavori del palazzo furono affidati ad un nuovo architetto Francesco di Giorgio Martini. che completò la facciata sulla piazza principale, gli spazi privati, il giardino pensile.Accordò inoltre il palazzo con le strutture sottostanti fuori le mura. Realizzò una rampa elicoidale che permetteva di collegare il palazzo alle scuderie.
Con Francesco di Giorgio Martini l’interno del palazzo fu decorato in modo sontuoso. Arredo curato in ogni minimo particolare, arazzi alle pareti, erano le caratteristiche della residenza dei Montefeltro, purtroppo, buona parte della decorazione del palazzo oggi è andata dispersa. Una parte che è rimasta fortunatamente integra è lo Studiolo. Quest’ultimo è rinomato per le tarsie lignee che lo adornano che propongono raffigurazioni in trompe- l’oeil. Qui il Duca amava ritirarsi per studiare i suoi libri e per meditare.
Oggi il palazzo ducale è sede della Galleria Nazionale delle Marche che ospita alcune delle opere più importanti del Rinascimento italiano come Raffaello, Piero della Francesca, Paolo Uccello, Tiziano e Melozzo da Forlì.
Questa è solo una delle attrattive marchigiane, se siete curiosi di conoscerne altre, continuate a seguirci.

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