Monte Vulture: il vulcano spento un tempo casa di briganti

Monte Vulture

Quasi timidamente nascosto tra Puglia e Basilicata, il cratere del Monte Vulture è il cuore di una stupenda area di natura selvaggia. Nell’ottocento un famoso brigante lo scelse come sua casa, oggi è un vero paradiso per gli escursionisti per per i produttori di vino.

Molti se lo chiedono: a cosa serve un vulcano spento? Se da attivo è pericoloso, ma anche affascinante e vera calamita per i turisti, come lo è il famoso cugino Etna, che utilità può avere questa massa dormiente?

Un vulcano per produrre vino pregiato

Gli agricoltori sono i primi a dare una risposta: il tufo che si trova nei territori vulcanici permette di coltivare la vite. Questa roccia spugnosa assorbe l’acqua e permette alla vite di sopravvivere anche nelle lunghe estati torride.

Monte Vulture
Territorio dove viene prodotto L’Aglianico del Vulture

Ed ecco la ricca produzione di vini di questa area che troppo spesso sfugge agli occhi di chi non sente il frastuono dei richiami turistici: qui nasce l’Aglianico del Vulture… detto anche il barolo del sud.

Di interesse enologico e storico è il tour delle Cantine di Rionero tra le quali le più antiche sono senza dubbio le Cantine del Notaio (Via Roma 159).

Un tempo casa di Briganti

Il Monte Vulture non è comunque un vulcano che ha conosciuto pochi utilizzi particolari nella sua vita. Se oggi è terra votata al vino e all’escursionismo, un tempo era casa di Carmine Crocco, da molti conosciuto come Donatello, o anche semplicemente per il più famoso dei briganti dell’ottocento.

Monte Vulture

Un uomo che, nonostante le ripetute condanne, e grazie al suo carisma, riusci a mettere in piedi un vero esercito che fino al 1864 terrorizzo la Lucania. E’ in quegli anni che il Monte Vulture divenne il rifugio dei briganti. Quella di Crocco fu una carriera lunga che ebbe fine solo per il tradimento di uno dei suoi uomini. Venne accusato di 75 omicidi e condannato all’ergastolo venne rinchiuso sull’isola dàElba dove morì nel 1905.

Nonostante il tentativo di insabbiare il suo nome e la sua fama, la pubblicazione delle sue memorie finì per tramandarne un’immagine da quasi Robin Hood.

Oggi, in sua memoria, un itinerario dei Briganti parte dalla sua casa natale, passa per il palazzo dei Fortunato e arriva al carcere antico dove oggi si trova il Museo del Brigantaggio. L’itinerario porta però anche alla scoperta del meraviglioso territorio del Monte Vulture.

L’ultima esplosione di questo vulcano viene fatta risalire al Pleistocene e i residui sparsi su una base amplissima fanno pensare sia stata una esplosione decisamente spaventosa.

L’essere al centro di una ampia pianura, le sue pareti vegetali di 900 metri e la lunga cresta a sette cime (tra le quali la più alta è quella di Pizzuto di Melfi) gli danno un aspetto incredibilmente imponente.

Monte Vulture: da casa dei briganti a meta per escursioni

Il territorio selvaggio battuto solo da boscaioli e pastori di un secolo e mezzo fa era un nascondiglio unico per i briganti, oggi, quei sentieri nella natura sono battuti da trekker, ciclisti, escursionisti… e anche raccoglitori di funghi alla ricerci dei famosi cardoncelli.

Monte Vulture

Nonostante qualche strata asfaltata provi ad attraversarla dando una parvenza di colonizzazione umana, il territorio ha ancora un aspetto selvaggio.

Il Monte Vulturo ospita la riserva regionale che protegge i due laghi gemelli di Monticchio circondati da un fittissimo bosco di conifere, faggi e castagni.

Nascosta tra la vegetazione si trova anche l’abbazia di San Michele Arcangelo. Fondata nel X secolo da emigrati greci sopra una grotta dedicata proprio a San Michele. La statua dell’arcangelo viene portata in processione attraverso il lago ogni 29 settembre.

Un sentiero raggiunge poi le cosiddette “Grotte di Crocco”, due grotte dei briganti da dove la vista è spettacolare.

Da qui è bene spostarvi verso la cima del vulcano: il percorso porta quasi in cima e permette di godere di un panorama ampissimo verso Melfi e Eipacandida.

I borghi della piana del Monte Vulturo

Questo prezioso lembo di Lucania non offre solo natura e storia, ma anche numerosi borghi da scoprire.

Rionero è il paese natale di Crocco e per questo uno dei più conosciuti dell’area, ma non ospita solo la casa dei discendenti di Crocco. Qui potrete visitare la Chiesa Madre (in stile barocco) o la Chiesa del Santissimo Sacramento (del trecento). Uno stop potrebbe essere fatto anche presso la Pinacoteca della Chiesa di Sant’Antonio Abate.

Uno straordinario borgho è anche quello di Ripacandida che costituisce un comodo belvedere verso il Vulture. A Ripacandida non dimenticate di visitare il Santuario di San Donato, conosciuto come la “piccola Assisi”.

Una ulteriore tappa interessante sul territorio è quella al Castello di Melfi che ospita poi anche il Museo Archeologico Nazionale.

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